Giornata mondiale dello squalo balena
Il 30 agosto è la Giornata dello squalo balena e la vogliamo celebrare raccontando 5 incredibili scoperte che gli scienziati hanno fatto su questi giganti gentili nell’ultimo decennio.
Una speciale armatura protegge i loro occhi
Da tempo è noto che la pelle degli squali sia ricoperta da piccoli denti – le scaglie placoidi conosciute anche come denticoli. Ma sapevate che anche gli occhi degli squali balena sono ricoperti da centinaia di piccoli denti?
Un team di scienziati giapponesi ha scoperto infatti che un’”armatura” unica, composta da ben 2.900 minuscoli denticoli, ricopre ogni occhio di queste affascinanti creature. Tali denticoli speciali si differenziano per struttura e costruzione dai denticoli presenti sulla pelle, questo perché i denticoli oculari svolgono una funzione diversa. Gli occhi dello squalo balena, infatti, sporgono su ogni lato della testa dell’animale, per questo non stupisce che abbiano bisogno di questa speciale armatura per proteggersi. Finora sembra che nessun’altra specie di squalo abbia questa caratteristica speciale, che rende lo squalo balena ancora più unico!
La loro età può essere stimata correttamente grazie alle esplosioni nucleari della Guerra Fredda
Capire come le specie crescono, maturano e invecchiano è fondamentale per poterle proteggere in maniera efficace. In passato, gli scienziati erano soliti contare le bande di crescita nelle vertebre dello squalo balena per determinare l’età dell’animale, un metodo che funziona proprio come il conteggio degli anelli negli alberi.
Tuttavia, i ricercatori di tutto il mondo non erano concordi sul fatto che queste bande si sviluppassero nello squalo balena una volta all’anno oppure ogni due anni. All’inizio del 2020 gli scienziati sono riusciti a risolvere questo enigma grazie ad alcuni test sulla bomba atomica avvenuti negli anni ’50 e ’60! Queste esplosioni hanno raddoppiato la quantità di un particolare isotopo del carbonio (il carbonio-14) nell’atmosfera, che è stato assorbito da tutti gli organismi viventi del pianeta. Poiché conosciamo la velocità di decadimento di questo isotopo del carbonio nel tempo, è possibile utilizzarlo per determinare l’età degli individui della specie. Utilizzando questo particolare metodo per la prima volta, gli scienziati sono stati finalmente in grado di confermare che le bande vertebrali si formano ogni anno negli squali balena. Ciò significa che siamo finalmente in grado di stimare correttamente l’età di questi giganti del mare, e di dire che l’individuo più vecchio registrato ha ben 50 anni.
Le mamme fungono da gigantesche banche del seme
Sebbene ci sia ancora molto da scoprire sul ciclo riproduttivo di questi giganti – e soprattutto sul luogo in cui partoriscono – una scoperta importante è stata fatta quando un team di scienziati ha studiato gli embrioni di squalo balena trovati all’interno di una grande femmina, catturata al largo delle coste di Taiwan 27 anni fa. All’epoca furono trovati 304 embrioni in diversi stadi di sviluppo, superando di gran lunga il numero più alto registrato per qualsiasi altra specie di squalo. Ma come fosse possibile che i piccoli avessero dimensioni e stadi di sviluppo diversi era solo un’ipotesi.
Gli scienziati pensavano che forse i cuccioli erano stati generati da maschi diversi in tempi diversi, il che avrebbe spiegato le differenze di sviluppo. Tuttavia, solo di recente i ricercatori hanno potuto confermare che tutti i cuccioli di squalo balena avevano lo stesso padre grazie ai test di paternità fatti sul DNA. Ma l’aspetto incredibile di questa scoperta è l’aver rivelato che le femmine di squalo balena possono agire come gigantesche banche del seme, in grado di immagazzinare lo sperma e fecondare le uova per un certo periodo di tempo. Come hanno spiegato gli scienziati, le mamme squalo balena fanno questo per massimizzare le possibilità di sopravvivenza dei loro piccoli.
In Indonesia ingeriscono fino a 137 pezzi di plastica all’ora
Dato che gli squali balena si nutrono in superficie e sono stati trovati diversi esemplari morti con quantità significative di plastica nello stomaco, gli scienziati ipotizzano da tempo che l’inquinamento marino da plastica abbia un impatto su questi pesci giganti. Ma quello che non si sapeva ancora era quanto la situazione fosse grave. Un team di scienziati ha recentemente studiato l’impatto dell’inquinamento marino da plastica sugli squali balena in Indonesia e, purtroppo, quello che hanno scoperto non è una buona notizia. Situata nel cuore del Triangolo dei Coralli, l’Indonesia è stata scelta per questo studio perché occupa il famigerato secondo posto nella lista mondiale dei maggiori responsabili dell’inquinamento da plastica in mare.
Dopo aver studiato l’abbondanza di plastica in 3 località del Paese, i ricercatori hanno concluso che gli squali balena potrebbero ingerire fino a 137 pezzi di plastica marina all’ora! E questo include sia microplastiche, sia pezzi più grandi di quasi 50 cm! Nonostante gli squali balena abbiano la capacità di “sputare” via gli oggetti di grandi dimensioni che finiscono accidentalmente nella loro bocca, a giudicare dalle necropsie di individui trovati sulle spiagge di tutto il mondo, questo meccanismo non funziona sempre. Come ha rivelato un rapporto proveniente da Sabah, in Malesia, infatti, un sacchetto di plastica di 46 cm per 32 cm è riuscito ad uccidere uno squalo balena. Chi potrebbe pensare che qualcosa di così piccolo possa portare alla morte di uno dei più grandi animali del pianeta? Notizie come queste devono farci riflettere ogni volta che facciamo la spesa o prendiamo una cena da asporto: evitiamo la plastica monouso e cerchiamo sempre alternative più sostenibili ed ecologiche.
Gli adolescenti si comportano come veri e propri “animali domestici”
Anche se sappiamo che gli squali balena possono migrare su grandi distanze (Anne ad esempio, una femmina dotata di tag satellitare, ha percorso oltre 20.000 km in 2 anni e 3 mesi), grazie a diversi team di scienziati che hanno studiato i loro siti di aggregazione regionali in tutto il mondo, ora sappiamo che i giovani maschi sono veri e propri padroni di casa. Studi recenti hanno rivelato, infatti, che frequentano le stesse aree per lunghi periodi di tempo, tornando spesso negli stessi punti anno dopo anno.
Alcuni squali studiati nell’Oceano Atlantico occidentale sono stati avvistati lì per oltre 10 anni e altri nell’Oceano Indiano sono tornati nello stesso sito per 7 anni consecutivi. Queste scoperte sono state possibili perché i singoli squali balena possono essere identificati – e quindi rintracciati – grazie ai pattern unici sulla loro pelle. La “costellazione” di punti bianchi che ricopre il loro corpo, per gli squali balena è come l’impronta digitale per le persone. È interessante notare che gli animali trovati in questi siti di aggregazione erano per lo più maschi giovani, mentre le femmine e i maschi adulti sono stati avvistati raramente. Anche se stiamo parlando dei pesci più grandi – che, a quanto pare, dovrebbero essere facili da rintracciare e trovare – non sappiamo ancora dove le femmine e i maschi adulti trascorrano la maggior parte della loro vita. Non sappiamo nemmeno dove lo squalo balena partorisce e trascorre i primi anni di vita… Tutti questi segreti aspettano ancora di essere svelati!