Tre individui del raro uccello fotografati all’aeroporto di Lamezia
Un avvistamento davvero eccezionale quello avvenuto ieri pomeriggio sui prati dello scalo aeroportuale di Lamezia Terme. Ad accorgersi della presenza di tre strani uccelli neri con il lungo becco ricurvo, intenti a cercare cibo nella zona dell’aeroporto, è stato un addetto al servizio controllo voli, che, incuriosito dallo strano aspetto dei volatili, ha girato un breve video e scattato alcune foto. Il collega Francesco Anello, appassionato di ornitologia, ha subito trasmesso il materiale al naturalista del WWF Calabria Pino Paolillo, che ha confermato l’identità della specie avvistata e l’eccezionalità della presenza in Calabria. La notizia dell’avvistamento è stata infatti trasmessa ad uno dei principali siti di ornitologia e ha subito destato l’interesse di appassionati e studiosi.
Alto 70-80 cm, becco lungo e ricurvo tipico degli bis, colore nero verdastro, zampe rosse, testa nuda e rossastra, con una caratteristica corona di penne che gli ha valso il nome alternativo di “ibis ciuffetto”: sono queste le caratteristiche di una specie oggetto di progetti internazionali di conservazione e di reintroduzione in ambienti naturali dopo la sua scomparsa dall’Europa nel XVII secolo, prevalentemente a causa della caccia di giovani individui per scopi alimentari nei paesi di lingua tedesca, dove era noto con il termine di Waldrapp.
Il progetto di reintroduzione dell’Ibis eremita
L’Ibis è una delle specie maggiormente minacciate di estinzione a livello mondiale secondo la IUCN, oggetto di un progetto di reintroduzione finanziato dalla #UE. L’obiettivo del progetto, gestito dagli austriaci del Waldrappteam è aiutare gli uccelli a imparare una nuova rotta migratoria. Il progetto, vede coinvolti numerosi enti, istituti scientifici, associazioni di protezione ambientale come il WWF, ha lo scopo di favorire i rilasci in natura di individui nati in cattività, fino a ricostruire una popolazione stabile di migratori che dalla Germania e dall’Austria si spingono a sud fino alle più miti zone di svernamento italiane come la Riserva naturale e Oasi del WWF Laguna di Orbetello in Toscana. Tali spostamenti sono monitorati grazie alla dotazione di trasmettitori satellitari GPS , gli stessi che hanno consentito di individuare la posizione in Calabria degli uccelli e la loro direzione di volo verso sud, per come rilevato dall’ornitologo Francesco Sottile.
Purtroppo il bracconaggio rimane la prima causa di morte dell’Ibis eremita in Italia: solo l’anno scorso sono stati accertati 5 casi di uccelli impallinati, mentre di altri si sono perse le tracce. Un’ulteriore riprova della necessità di continuare ad operare a tutti i livelli (educativo, legislativo, della sorveglianza) per estirpare questa mala pianta italiana.