Il commento del WWF allo studio pubblicato su PLOS
Come riportato dal recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica Plos e ripreso da alcuni organi di stampa, il lupo negli ultimi decenni è in rapida espansione in Italia e in molti altri Paesi europei. In Italia la specie, presente ormai stabilmente su tutto l’Appennino e su buona parte dell’arco alpino, ha ricolonizzato anche territori di collina e di pianura, anche in aree antropizzate intorno a grandi città.
In Italia circa 3.500 lupi
Oggi in Italia sono presenti almeno 3.500 lupi, rispetto ai 100-150 presenti solo 50 anni fa. Una ripresa importante e un grande successo di conservazione, per una specie che viene troppo spesso descritta solo dal punto di vista del conflitto che può generare con gli allevatori di bestiame e di cui non viene mai considerato il fondamentale valore non solo per gli equilibri ambientali, ma persino per le ricadute positive che la sua presenza genera su alcune nostre attività.
Innanzitutto è importante sottolineare come il lupo non rappresenta il primo problema per il comparto zootecnico. A confermarlo è anche lo studio sopra citato, che riporta come il lupo nei Paesi UE sia responsabile annualmente della predazione dello 0,02% dei capi di bestiame. Numeri che, seppure sottostimati (in alcuni contesti alcuni allevatori, esasperati dai ritardi burocratici dei risarcimenti, non denunciano alcune predazioni), mostrano come il lupo sebbene possa avere localmente un impatto su singole aziende, non rappresenti certamente la principale minaccia per chi alleva bestiame.
Un ruolo cruciale nella regolazione delle popolazioni di erbivori
Le ricerche scientifiche condotte negli ultimi anni in Europa hanno dimostrato chiaramente come il lupo svolga invece un ruolo cruciale nella regolazione delle popolazioni di ungulati selvatici. Questo predatore apicale non si limita semplicemente a ridurre numericamente le popolazioni di cervi, caprioli e cinghiali, ma esercita un effetto molto più profondo e complesso sugli ecosistemi.
Studi condotti in diverse aree hanno documentato come i lupi selezionino preferenzialmente individui deboli, malati o giovani, contribuendo così a mantenere le popolazioni di ungulati in buona salute. Questo meccanismo di selezione naturale migliora la resilienza delle popolazioni di erbivori e riduce anche la diffusione di patologie come la tubercolosi bovina o la peste suina africana, che come noto hanno un notevole impatto economico su importanti settori produttivi.
Ricerche svolte in Europa e USA hanno evidenziato come i lupi mantengano le popolazioni di ungulati a densità compatibili con la capacità portante dell’ambiente, limitando anche i danni all’agricoltura derivanti dalla sovrabbondanza di queste specie e persino riducendo gli incidenti stradali causati da questi animali, apportando un vantaggio economico ben superiore alla perdita causata dai danni al bestiame.

In Europa il lupo è l’unico nemico del cinghiale
Il lupo nel nostro continente è l’unico nemico naturale del cinghiale, specie che conta oggi in Italia quasi 2 milioni di individui e che ha un importante impatto economico sul settore agricolo. Negli ultimi anni il lupo ci sta aiutando anche nel limitare l’espansione della nutria, specie esotica invasiva che ha visto un incremento numerico esponenziale ed è oggi responsabile di ingenti danni alle colture e agli argini fluviali. In contesti di pianura i lupi si sono specializzati proprio nella predazione su questo grande roditore, rivelandosi molto più efficaci nel ridurre i numeri di questo animale rispetto a costosi e inefficienti piani di controllo operati dalle amministrazioni locali. Il lupo si sta rivelando dunque un fondamentale alleato, sotto molteplici punti di vista.
La presenza del lupo dunque appare preziosa per differenti motivazioni, ecologiche, culturali ed anche economiche. Il ritorno di questa specie in nuovi territori comporta ovviamente la necessità di adattarsi tramite il rispetto di semplici norme comportamentali.
Necessaria la prevenzione
In linea generale, è necessario prevenire i danni causati dagli attacchi di lupo al bestiame domestico, attraverso l’adozione di efficaci misure di prevenzione, unica strategia davvero efficace sul lungo termine. Inoltre è importante evitare che i lupi si abituino ad entrare in contatto con fonti alimentari di origine umana facilmente accessibili (es. rifiuti organici, scarti delle aziende agricole), che potrebbero determinare l’abituazione a frequentare centri abitati e l’insorgenza di comportamenti confidenti, generando allarmismo sociale e conflitti. Importante è anche gestire adeguatamente animali d’affezione come i cani, tenendoli in strutture sicure, specialmente durante le ore notturne, e non lasciandoli vagare senza custodia in contesti naturali.
L’espansione del lupo rappresenta un successo di conservazione storico che resta però ancora fragile in diverse aree europee. Alcune popolazioni di lupo non hanno ancora raggiunto uno stato di conservazione favorevole e sono dunque ancora vulnerabili. Il declassamento dello stato di protezione della specie, approvato a livello di Convenzione di Berna e in via di approvazione per gli allegati della Direttiva Habitat, oltre a non essere una soluzione efficace per mitigare il conflitto con la zootecnia, potrebbe mettere a serio rischio il loro recupero e i successi raggiunti in questi decenni.