La popolazione in Italia è stimata in 800-1.000 individui
Continuano i segnali di ripresa della lontra (Lutra lutra), uno dei mammiferi più rari in Italia. Grazie infatti ad un monitoraggio promosso dal WWF in Italia in collaborazione con l’Università del Molise è stato possibile aggiornare la mappa della distribuzione, in particolare in quelle aree geografiche dove la specie risultava assente o con scarsi segnali di presenza. Territori abitati storicamente e poi abbandonati a causa dell’impatto diretto e del disturbo antropico. Fermo restando che la popolazione italiana è concentrata soprattutto nel Meridione (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e in aumento in Abruzzo e Molise), dove continua la fase di espansione grazie anche all’avvenuto contatto tra i nuclei presenti, lo studio ha voluto verificare se nel resto d’Italia – Centro-Nord – la situazione fosse in qualche modo cambiata rispetto al recente passato. Ebbene con il monitoraggio ancora in corso – si concluderà a fine estate – si può già avere un quadro della situazione, con notizie confortanti in alcune aree geografiche e con riscontri ancora negativi in altre.
Segnalazioni in Friuli, Alto Adige, Lombardia, Liguria, Veneto
In particolare la lontra è tornata in alcune regioni del Nord, da dove non era stata più segnalata da decenni. È il caso del Friuli Venezia Giulia, dell’Alto Adige, della Lombardia, della Liguria e per quanto riguarda il Centro, del Lazio. Segnalata anche nel Veneto, in provincia di Belluno. Si conferma invece assente in Piemonte – a parte un nucleo reintrodotto nel parco regionale del Ticino – in Emilia Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche. Il quadro che si può delineare è che si sta assistendo ad un ritorno della specie sull’arco alpino e man mano più a valle, grazie allo sconfinamento di esemplari provenienti dall’Austria, dalla Slovenia e dalla Francia. In quanto alla presenza nel Lazio, in numero più evidente rispetto alle altre regioni monitorate, è molto probabile che non sia conseguenza dell’espansione della popolazione residente nel Meridione, ma che si sia trattato di un arrivo dal mare.
In Italia popolazione vulnerabile
Dopo che nel secolo scorso ha rischiato di estinguersi, si può quindi affermare che la lontra è in una fase di espansione, fermo restando che la popolazione italiana è ancora oggi tra le più minacciate e isolate d’Europa (classificata come Vulnerabile nella Lista rossa nazionale). La più grande criticità si riscontra – come confermato dal monitoraggio – nelle regioni centro-settentrionali. Il dato del Lazio fa ben sperare e qualche cauta speranza riguarda anche le Marche, al confine con l’Abruzzo, dove sono state riscontrate anche di recente alcune tracce. Un aspetto da non trascurare è quello che la lontra utilizza anche il mare per spostarsi. Sono sempre più frequenti infatti le segnalazioni di esemplari che sostano nei porti o nuotano vicino le spiagge. Tale consuetudine rappresenta quindi un potenziale canale di occupazione di nuovi territori.
Il monitoraggio a 40 anni dal precedente studio
Attualmente, la popolazione stimata per l’Italia è tra gli 800 e i 1.000 individui, un numero ancora ben al di sotto del limite vitale minimo. E quindi fondamentale continuare in tutte quelle azioni di conservazione che hanno contribuito negli ultimi decenni a evitare l’estinzione. Il monitoraggio in corso arriva a circa 40 anni dal precedente Censimento nazionale, promosso sempre dal WWF Italia e con il contributo dell’allora Ministero dell’Agricoltura. Per realizzare il monitoraggio, il WWF si è avvalso del prezioso supporto scientifico dell’Università del Molise, che vanta una delle maggiori esperte mondiali sulla specie, con cui è stato messo a punto un protocollo standardizzato raccomandato dall’Otter Specialist Group dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Il censimento è coordinato da referenti regionali che stanno verificando sul campo i siti selezionati all’interno di celle di griglia di 10x10km, anche con il supporto di esperti, volontari e appassionati.
Il WWF in Italia è stato il primo a dare l’allarme sullo stato della lontra negli anni ’80, dando vita al Gruppo Lontra Italia e coordinando il primo e unico monitoraggio nazionale dalla primavera del 1984 all’autunno del 1985, in cui emerse che solo il 6% dei 1.300 siti monitorati erano effettivamente occupati dalla specie. Il WWF ha poi partecipato alla stesura del Manifesto del Gruppo Lontra Italia, sottoscritto nel 1993, che portò a identificare, tra le altre cose una serie di Centri Lontra tra cui quello dell’Oasi WWF di Penne. Inoltre ha partecipato, con i suoi esperti, alla stesura del Piano nazionale (PACLO), coordinato da ISPRA e che si è rilevato, ad oggi, in gran parte disatteso.
Le Oasi per la lontra
Tra le azioni principali a salvaguardia della lontra da parte del WWF, c’è stata la creazione di una rete di aree protette fondamentali per la conservazione della specie, come l’Oasi di Persano, Grotte del Bussento e Lago di Conza in Campania, Pantano di Pignola e Policoro in Basilicata, Cascate del Verde in Abruzzo, e il sostegno alla realizzazione progetti di tutela più vasti come il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Monti Alburni.
Se oggi si può quindi immaginare concretamente un ritorno al passato della lontra, quando abitava tutta la penisola, lo si deve alle tante azioni di tutela e conservazione messe in atto negli anni. Se un tempo era la distruzione diretta la causa di diminuzione – per la pelliccia in particolare – nel tempo è stata la perdita o il degrado degli habitat frequentati, quelle aree fluviali in particolare, che nel nostro Paese hanno subito drastiche trasformazioni. La sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del Meridione e di parte del Centro, con quella Centro-Settentrionale. Non sarà facile e ci vorrà tempo, ma questo è lo scenario su cui si sta lavorando. Con un’attenzione anche a risolvere una minaccia sempre più frequente soprattutto dove le lontre si spostano con più frequenza, quella di finire investite sotto le auto. Almeno 50 negli ultimi anni.