Il 14 maggio è la giornata mondiale degli uccelli migratori
L’Italia è un ponte fra Europa e Africa. Questo la rende un’area cruciale per le migrazioni stagionali di moltissime specie di uccelli tra i due continenti. In occasione della Giornata mondiale degli Uccelli Migratori del 14 maggio, il WWF Italia pubblica il documento intitolato “La grande sfida delle migrazioni”, dove si raccontano le minacce che rendono le migrazioni ‘voli pericolosi’ e sempre più difficili da affrontare, ma dove si spiega anche il valore fondamentale del territorio italiano e delle aree protette, fra cui le 100 Oasi WWF, per la salvaguardia di queste specie.
Il ruolo dell’Italia
Il bacino del Mediterraneo e il deserto del Sahara sono le principali barriere ecologiche che gli uccelli che arrivano in Italia devono affrontare durante la migrazione. Per sopravvivere a questo enorme sforzo energetico e sostenere lunghe ore di volo, i migratori si sono adattati ad accumulare ingenti riserve energetiche. I dati del reporting di Ispra sulla Direttiva Uccelli (riferito al periodo 2013-2018), ci dicono che in Italia ci sono 306 diverse specie, suddivise in 336 popolazioni di cui 268 nidificanti; 56 svernanti e 12 migratrici.
Per la tutela di tutte queste specie l’Italia gioca un ruolo fondamentale: è area di sosta e foraggiamento per numerosi uccelli sia durante la migrazione autunnale che quella primaverile e risulta connessa con tutti i Paesi europei, con oltre 30 Paesi africani e con 6 diversi Paesi asiatici. L’Italia rappresenta poi una zona di svernamento per molte specie che nidificano nel Nord Europa (ad es. molte specie legate agli ambienti acquatici come gli anatidi) e un’area di riproduzione per altre specie che passano la stagione invernale in Africa come rondine, rondone, cicogna bianca, ghiandaia marina, upupa e anche diverse specie di rapaci, come il nibbio bruno, l’assiolo o il falco pecchiaiolo.
Le minacce
La crisi di biodiversità che stiamo vivendo non risparmia gli uccelli migratori. Circa un terzo delle 121 specie migratrici sub-sahariane e di quelle migratrici parziali – infatti- risultano in declino, principalmente a causa di scomparsa e deterioramento dell’habitat, caccia, bracconaggio e effetti del cambiamento climatico.
In autunno, i migratori iniziano il loro viaggio verso l’Africa e mentre attraversano valichi montani incontrano spesso cacciatori. In alcune aree, anche la presenza di bracconieri, che per “tradizioni” locali, dure a morire, uccidono illegalmente specie protette, è una grave minaccia (ad esempio abbattimenti illegali di rapaci, primo fra tutti il falco pecchiaiolo). Il bracconaggio primaverile ai danni dei migratori, poi, è una vera piaga italiana, soprattutto in alcune isole e coste del meridione.
Altre gravi minacce per i migratori arrivano dall’impoverimento del paesaggio agricolo e dall’utilizzo di pesticidi. Il primo, causato soprattutto dall’agricoltura intensiva, ha ridotto drasticamente le possibilità per gli uccelli di nutrirsi e trovare rifugi idonei. Inoltre le sostanze velenose – come i pesticidi – utilizzate nel periodo della semina, sono in grado non solo di uccidere, ma anche di disorientare gli uccelli.
Il riscaldamento globale, poi, sta influenzando le tempistiche di migrazione per molte specie, anticipando in Europa il picco di disponibilità alimentare in primavera dai 9 ai 20 giorni. A queste minacce si aggiunge poi l’elevato rischio di impatto che gli uccelli migratori hanno con strutture e barriere artificiali.
Le Oasi che proteggono gli uccelli migratori
Le Oasi WWF, come tutte le aree protette del nostro Paese, sono territori chiave per gli uccelli migratori e protagoniste nella conservazione di specie migratrici, alcune delle quali a rischio.
L’Oasi Toscana di Orbetello, ad esempio, è casa per una specie migratrice a elevato rischio di estinzione: la sterna. Anche chiamata rondine di mare, la sterna ogni anno torna in Oasi a deporre, partendo dai quartieri di svernamento dell’Africa sub-tropicale, percorrendo circa 9.000 km, per poi ripartire alla fine dell’estate dopo essersi riprodotta. Per molti anni questa colonia ha rischiato di scomparire a causa dell’allagamento dei nidi nel periodo estivo, ma grazie agli interventi realizzati dal WWF è al momento uscita dalla crisi. L’intervento ha previsto la creazione di piccole isole artificiali per gli uccelli realizzate all’interno della laguna di Orbetello.
Sempre dall’Oasi WWF di Orbetello arriva una storia di successo per l’Ibis eremita: una delle specie più minacciate di estinzione a livello mondiale secondo la IUCN, oggetto di un progetto di reintroduzione finanziato dall’UE. Obiettivo del progetto, chiamato Waldrapp è mitigare le minacce principali per questa specie e ricreare una popolazione vitale in Europa.
Il progetto, che coinvolge numerosi enti, istituti scientifici, associazioni di protezione ambientale come il WWF, ha anche lo scopo di favorire il rilascio in natura di individui nati in cattività, fino a ricostruire una popolazione stabile di migratori che, dalla Germania e dall’Austria, si spingano a sud fino alle più miti zone di svernamento italiane come l’Oasi WWF di Orbetello. Tali spostamenti sono monitorati grazie alla dotazione di trasmettitori satellitari GPS. Ad oggi sono ormai diversi anni che giovani di Ibis, partiti dall’Austria, attraversano mezza Italia per sostare nell’area maremmana: unica area di svernamento individuata dai responsabili del progetto. Purtroppo il bracconaggio rimane la prima causa di morte dell’Ibis eremita in Italia: solo l’anno scorso sono stati accertati 5 casi di uccelli impallinati.
Le Oasi sono anche aree naturali in grado di dare rifugio a specie rarissime. Nel 2021, per la prima volta, è stata avvistata una cicogna nera nell’Oasi WWF di Marmirolo, in Emilia. La cicogna nera è un uccello di grandi dimensioni con una apertura alare che può raggiungere anche i 2 metri. Rarissima in Europa, ancor di più in Italia, è una specie prettamente migratrice, che nidifica stabilmente soltanto da poco più di 15 anni e classificata come specie “vulnerabile” dalla IUCN. Poche le coppie censite, principalmente in Piemonte. L’individuo, probabilmente, è arrivato durante un primo passo migratorio di cicogne che si sono spostate proprio dal Piemonte o dal Parco del Delta del Po. La rarefazione di questa specie è stata causata in primis dalla scomparsa e dal degrado del suo habitat. Infatti i grandi alberi sui quali nidifica e le zone umide che ama per cacciare si stanno rapidamente riducendo, a vantaggio di una veloce antropizzazione degli ecosistemi.
Segui “Il richiamo della Natura”
Dal 14 al 29 maggio le Oasi WWF aprono le loro porte ai visitatori, che – partendo proprio dalle aree che meglio proteggono gli uccelli migratori- potranno visitarle e scoprire le meraviglie di questi habitat e delle specie che ci vivono seguendo “il Richiamo della Natura”. Le Oasi WWF saranno aperte gratuitamente al pubblico. Per partecipare ad alcune attività potrà essere richiesto un piccolo contributo, sempre indicato laddove previsto.
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