Il rapporto WMO lo conferma: senza dubbio l’anno più caldo mai registrato
Il nuovo rapporto State of Global Climate 2023 della World Meteorological Organization (WMO), pubblicato oggi, dà un nuovo significato all’espressione “fuori scala” e lo conferma definitivamente: il 2023 è stato senza ombra di dubbio l’anno più caldo mai registrato.
Nel 2023 sono stati nuovamente superati, e in alcuni casi infranti, i record relativi ai livelli di gas serra, alle temperature superficiali, al surriscaldamento e all’acidificazione degli oceani, all’innalzamento del livello del mare, alla copertura del ghiaccio marino antartico e al ritiro dei ghiacciai. Secondo il rapporto del WMO, il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato nei 174 anni di osservazioni, con una temperatura media globale di superficie di 1,45 °Celsius al di sopra del valore di riferimento pre-industriale (con un margine di incertezza di ± 0,12 °C).
Ondate di calore, inondazioni, siccità, incendi e cicloni tropicali in rapida intensificazione hanno causato sofferenza e caos, sconvolgendo la vita quotidiana di milioni di persone e causando perdite economiche per molti miliardi di dollari.
Sabato 23 marzo torna Earth Hour
I risultati dell’analisi arrivano proprio durante la settimana di Earth Hour, mobilitazione globale del WWF per contrastare il cambiamento climatico e per produrre azioni significative per la tutela del Pianeta e del nostro futuro. Il WWF ha infatti indetto una settimana di “challenge”, di sfida all’azione, invitando tutti a donare un’ora del proprio tempo per un’azione significativa a favore di clima e natura, in modo che, insieme alle azioni di tante altre persone, possa veramente produrre un cambiamento e fare la differenza per il nostro benessere e quello del Pianeta. Questo in vista di sabato 23 marzo, quando tutto il mondo – alle 20.30- milioni di persone si mobiliteranno e verranno spenti monumenti iconici delle principali città per l’Ora della Terra.
Mai così vicini al limite di 1,5°
Non siamo mai stati così vicini – anche se al momento in modo temporaneo- al limite di 1,5° C, l’obiettivo da non valicare previsto dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, Il WMO sta lanciando l’allarme rosso al mondo.
Come ha dichiarato Celeste Saulo, Segretaria Generale del WMO: “Il cambiamento climatico va ben oltre le temperature. Quello a cui abbiamo assistito nel 2023, in particolare il surriscaldamento senza precedenti degli oceani, il ritiro dei ghiacciai e la perdita di ghiaccio marino dell’Antartide, è motivo di particolare preoccupazione”.
Nel 2023, quasi un terzo dell’oceano mondiale è stato colpito da un’ondata di calore che ha danneggiato ecosistemi e sistemi alimentari vitali. Verso la fine del 2023, oltre il 90% dell’oceano aveva registrato temperature elevate almeno una volta nel corso dell’anno.
Secondo i dati preliminari, l’insieme dei ghiacciai di riferimento ha subito la più grande perdita di ghiaccio mai registrata (dal 1950), a causa dell’estremo scioglimento sia nel Nord America occidentale che in Europa.
L’estensione del ghiaccio marino antartico è stata di gran lunga la più bassa mai registrata, con un massimo alla fine dell’inverno di 1 milione di km2 al di sotto dell’anno precedente – equivalente alle dimensioni di Francia e Germania messe insieme.
“La crisi climatica è la sfida più importante che l’umanità si trova ad affrontare ed è strettamente collegata con lil crescente problema delle disuguaglianze, come testimoniano la crescente insicurezza alimentare, le migrazioni delle popolazioni e la perdita di biodiversità”, ha aggiunto Celeste Saulo.
Il numero di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare nel mondo è più che raddoppiato, passando da 149 milioni di persone prima della pandemia COVID-19 a 333 milioni di persone nel 2023 (in 78 Paesi monitorati dal Programma alimentare mondiale). Secondo il rapporto, le condizioni meteorologiche e climatiche estreme possono non essere la causa principale, ma sono fattori aggravanti.
I rischi meteorologici hanno continuato a provocare migrazioni nel 2023, dimostrando come gli shock climatici minino la resilienza e creino nuovi rischi tra le popolazioni più vulnerabili.
Segnali di speranza
Ci sono però anche segnali di speranza. La produzione di energia rinnovabile sta sempre più dimostrando di poter garantire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Nel 2023, l’aumento della capacità rinnovabile è stato di quasi il 50% rispetto al 2022, per un totale di 510 gigawatt (GW) – il tasso più alto osservato negli ultimi due decenni.
Questa settimana, in occasione della Conferenza Ministeriale sul Clima di Copenaghen del 21-22 marzo, i leader e i ministri del clima di tutto il mondo si riuniranno per la prima volta dopo la COP28 di Dubai per accelerare l’azione sul clima. Il miglioramento dei Contributi Nazionali Determinati (NDC) dei Paesi, in vista della scadenza del 2025, sarà uno dei punti principali dell’agenda, così come il raggiungimento di un accordo ambizioso sui finanziamenti alla COP29, in modo da avere gli strumenti per trasformare i piani nazionali in azioni.
Oltre ad aumentare il sostegno ai Servizi Meteorologici e Idrologici Nazionali, è indispensabile che i governi mettano in atto una reale e urgente transizione energetica verso le energie rinnovabili. In questa sfida al cambiamento climatico è indispensabile un cambiamento di mentalità generale. Motivo per cui anche noi individui possiamo e dobbiamo dare un contributo con le nostre azioni di tutti i giorni. Dai prodotti (cibo o altro) che acquistiamo, verso è quali è fondamentale conoscere l’impatto che la loro produzione ha sulle emissioni di CO2 o sullo sfruttamento delle risorse più preziose per il nostro pianeta come l’acqua, alla riduzione dell’impiego di tutti quegli strumenti che consumano gas o petrolio.
Alla realizzazione del rapporto del WMO contribuiscono decine di esperti e partner, tra cui organizzazioni delle Nazioni Unite, Servizi meteorologici e idrologici nazionali (NMHS) e Centri globali di dati e analisi, nonché Centri climatici regionali, il Programma mondiale di ricerca sul clima (WCRP), il Global Atmosphere Watch (GAW), il Global Cryosphere Watch e il Copernicus Climate Change Service gestito dall’ECMWF.