Crisi climatica. Nessuno al sicuro
Nessun luogo è al sicuro dalla crisi climatica: questa consapevolezza è forse il portato principale di un’estate, quella 2021, davvero incredibile. Badate bene, che il riscaldamento globale portasse con sé anche un aumento in numero e intensità dei fenomeni estremi si sapeva: ma un conto è leggere previsioni e scenari, con una vocina dentro che ci dice “Speriamo siano esagerate”, un conto è vedere che le alluvioni e gli incendi, le ondate di calore e le frane si susseguono in ogni angolo del globo.
Specie dove non te le aspetteresti proprio, per esempio in British Columbia, in Canada. Quasi 50 gradi lì non avremmo mai pensato di vederli, e non solo noi: quando è successo, su Twitter era un susseguirsi di messaggi di meteorologi e climatologi che dicevano “non ci posso credere”, “non credevo che avrei visto succedere cose del genere” e via dicendo.
Ondate di calore e temperature record
Nel caso del Canada non si è trattato “solo” di un’ondata di calore record (rinominata “heat dome”, cupola di calore): centinaia di persone sono morte per effetto del caldo estremo, le linee elettriche si sono fuse, i fiumi hanno straripato per la grande quantità di neve che si è fusa, sono scoppiati enormi incendi che hanno letteralmente distrutto il piccolo villaggio di Lytton, assurto agli onori delle cronache pochi giorni prima, per via del picco record di caldo. Si è trattato di un evento straordinario e incredibile per chiunque conosce quelle zone, uno di quelli che avvengono ogni mille anni, o meglio avvenivano ogni mille anni perché, come spiega bene un blog del NOAA, l’attuale riscaldamento medio globale di 1,1 gradi centigradi sembra aver trasformato un evento come l’ondata di calore di giugno nel nord-ovest del Pacifico da qualcosa che era “virtualmente impossibile” in qualcosa di raro, ma possibile. Con altri 0,8 gradi Celsius di riscaldamento, quindi con un aumento medio della temperatura globale di 2°C, i modelli prevedono che un’ondata di calore come quella di giugno non tornerà una volta per millennio, in media, ma una o due volte per decennio.
La terribile estate 2021
Che la stabilità climatica sia messa a dura prova è confermato dal moltiplicarsi di eventi estremi in ogni parte del globo, dalle temperature record in Artico, con grossi incendi anche in Siberia, alle alluvioni che hanno funestato Cina, India, Germania, Belgio e letteralmente mezza Europa, agli incendi nel Mediterraneo, in particolare in Sardegna. Per non parlare delle siccità gravi e prolungate in diverse zone del globo, dalla California al Kazakhstan, dalla Nigeria al Kenya.
L’emergenza sulla nostra pelle
Il filo rosso che lega tutte questi situazioni è la sofferenza delle persone: persone che perdono la vita, persone che vedono sparire tutto quello che hanno costruito in un attimo, persone che nei giorni seguenti all’evento estremo, per esempio un’alluvione, non riescono a trovare acqua potabile e che spesso soffrono di patologie conseguenti. Durante le ondate di calore, noi soffriamo quando il nostro corpo non riesce a perdere calore abbastanza velocemente, specie se il caldo estremo è associato a forte umidità. Quando la temperatura interna diventa troppo calda, tutto, dagli organi agli enzimi, può spegnersi. Il calore estremo può portare a gravi problemi ai reni e al cuore e persino a danni al cervello.
La crisi climatica, dunque, sta diventando molto più di un articolo scientifico o di un servizio di approfondimento, sta diventando vita vissuta, problemi nuovi cui far fronte.
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In fondo in fondo, quando solo l’anno scorso guardavamo le foto dei koala bruciacchiati che, con sguardo spaurito, cercavano aiuto, sapevamo che non provavamo solo solidarietà verso un animale simpatico, sapevamo che quel koala potevamo essere noi. Purtroppo i fatti che si stanno susseguendo ce lo dimostrano e ci indicano un’unica strada, quella della solidarietà tra di noi e con la natura e, quindi, quello dell’azione per evitare che la crisi climatica raggiunga livelli ancora peggiori.