Nel nostro Paese le alluvioni sono aumentate in modo insostenibile
L’Italia è stata funestata da numerose alluvioni, alcune “storiche” come quella del Polesine del 1951 o di Firenze e del triveneto nel 1966, ma da allora la frequenza di eventi alluvionali catastrofici è andata aumentando progressivamente fino ad arrivare a una frequenza insostenibile in questi ultimi 20 anni.
A un territorio che è stato reso estremamente vulnerabile a causa dell’inarrestabile consumo di suolo che ha sottratto ai fiumi, dal dopoguerra a oggi circa 2.000 kmq, si sono aggiunte le conseguenze dei cambiamenti climatici.
A Catania, in poche ore, è caduta l’acqua che un tempo cadeva in un mese. Un territorio completamente urbanizzato, impermeabilizzato e privato della capacità naturale di risposta anche ad eventi più o meno ordinari, di fronte a piogge di questa intensità non può che trasformarsi in una tragedia e in uno scenario apocalittico.
In Italia il rischio alluvioni è molto esteso e attualmente circa un terzo della popolazione residente è esposta a rischio alluvioni. 2.062.475 abitanti (3,5%) rientra nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3 (tempo di ritorno fra 20 e 50 anni); 6.183.364 abitanti (10,4%) nello scenario di pericolosità media P2 (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e 9.341.533 abitanti (15,7%) nello scenario P111, ossia scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi. (ISPRA, 2018 ).
Consumo di suolo: 35 ettari al giorno
Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media sono Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria che sono, guarda caso, anche tra le Regioni con un consumo di suolo al di sopra della media nazionale (ISPRA, 2021 ).
La vulnerabilità del territorio, che ci espone maggiormente ai cambiamenti climatici, è testimoniata da un consumo di suolo che viaggia al ritmo di 35 ettari al giorno e che ha portato ad occupare molte delle aree di esondazione dei fiumi, compromettendone la capacità naturale di mitigazione del rischio idrogeologico. In Liguria un quarto del suolo, entro la fascia di 150 metri dagli alvei fluviali, è stato consumato tra il 2012 e il 2015, mentre nello stesso periodo il Trentino Alto Adige si attesta al 12%, il Piemonte al’9%, l’Emilia Romagna all’8,2%, la Lombardia con l’8% o la Toscana con il 7,2%.
Il prezzo pagato in vittime è altissimo: negli ultimi 21 anni (2020-2021) i morti sono stati 233. Forse l’unico dato positivo di questi ultimi anni è una maggior efficienza della protezione civile, nata nel 1992 e che si è dotata di sistemi di allerta omogenei per tutta Italia.