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L'orso polare che dorme sul ghiaccio, la foto vince il Wildlife Photographer of the Year

Lo scatto di Nima Sarikhani "Letto di ghiaccio", ha come protagonista il Re dell'Artico e mostra la bellezza e la fragilità del nostro Pianeta, colpito dagli effetti del cambiamento climatico

Lo scatto di Nima Sarikhani, simbolo della crisi climatica, vince il Wildlife Photographer of the Year

Il fotografo inglese Nima Sarikhani, con il suo scatto che raffigura un orso polare (Ursus Maritimus) addormentato su un letto di ghiaccio (“Ice Bed” è proprio il titolo della foto), ha vinto la sezione Wildlife Photographer of the Year People’s Choice Award, il premio assegnato dal pubblico (attraverso il voto online di circa 75mila amatori) all’interno del concorso internazionale che dal 1965 è promosso dal Bbc Wildlife Magazine e al quale dal 1984 si è unito il Museo di Storia Naturale di Londra, dove le foto saranno esposte fino al 30 giugno di quest’anno.

Nima Sarikhani/Wildlife Photographer of the Year /ANSA
Wildlife Photographer of the Year People’s Choice Award, la foto vincitrice di Nima Sarikhani.
ANSA/UFFICIO STAMPA

Questo scatto, che già mira a diventare iconico, fotografa in maniera provocatoria i gravissimi impatti del cambiamento climatico e ha come protagonista la specie simbolo che a causa di questi pericolosi effetti più sta soffrendo a causa della perdita di habitat e così di prede di cui nutrirsi. L’Artico, infatti, si sta riscaldando due volte più velocemente di qualsiasi altra parte del Pianeta, e la copertura della calotta polare si riduce del 14% ogni decennio. Rispetto alla copertura media del ghiaccio marino, negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 2 milioni di km2 un’area più grande dell’Alaska e della California messe insieme.

Cosa sta accadendo al Re dell’Artico

Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per potersi muovere, per riprodursi e cacciare, ma se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di habitat idoneo proseguiranno con il trend degli ultimi decenni, alcuni studi ipotizzano che in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di questa specie. Le più recenti stime contano tra i 22.000 e i 31.000 individui in natura. E già ora alcuni dati appaiono drammatici: la popolazione di orso polare della baia di Hudson (Canada) ha già subito una riduzione del 30% fra il 1987 e il 2017. La fusione del ghiaccio marino è anche alla base dell’aumento dei conflitti tra l’uomo e l’orso polare: diversi individui, con la carenza di cibo e la sempre minore durata della calotta glaciale, rivolgono le attenzioni a risorse alimentari di facile accesso nei pressi dei villaggi umani. In questo modo aumentano le interazioni e peggiora la percezione sociale dell’orso da parte delle comunità locali.

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La perdita del ghiaccio ha anche un impatto sulle opportunità di accoppiamento degli orsi polari e sulla loro capacità di spostamento e dispersione in altre aree. Questo fenomeno ha provocato un aumento degli accoppiamenti tra individui consanguinei e imparentati. Le popolazioni di orsi si trovano sempre più isolate a causa della scomparsa del loro habitat, e la consanguineità potrebbe aumentare in futuro con gravi conseguenze sulla diversità genetica e dunque sulla probabilità di sopravvivenza della specie.

Nima Sarikhani ha realizzato lo scatto dopo tre giorni di ricerca degli orsi polari nella fitta nebbia al largo delle Svalbard, a bordo di una nave da spedizione. Sul sito ufficiale del concorso, racconta che cambiando rotta, la nave ha incontrato una coppia di orsi: uno più giovane e uno più vecchio, seguendoli per otto ore. Poco prima di mezzanotte, il maschio più giovane ha deciso di riposarsi. Sotto la luce del sole di mezzanotte, l’orso ha usato le sue potenti braccia per creare un letto su un piccolo iceberg prima di addormentarsi.  

La speranza è che questo scatto, bellissimo e spaventoso, possa aprire gli occhi a molti sull’urgenza di agire per frenare la crisi climatica. Fino al 2 giugno 2024 tutti gli scatti della 59esima edizione di Wildlife Photographer of the Year saranno visibili anche in Italia, al Forte di Bard (Aosta), in un suggestivo allestimento.

Le azioni del WWF per proteggere l’Orso Polare

Per assicurare un futuro all’orso polare è necessario prima di tutto agire direttamente sulle cause primarie che a livello globale stanno provocando il riscaldamento globale. Occorre per questo fare pressioni su governi e aziende per puntare sempre più su energie da fonti rinnovabili, per tagliare drasticamente le emissioni di CO2 provocate dai combustibili fossili, responsabili dell’effetto serra e dell’innalzamento delle temperature cui stiamo assistendo. 

Il WWF lavora da anni per combattere le minacce che stanno affrontando gli orsi polari e per garantire loro un futuro. Il progetto del WWF “Last Ice Area” si riferisce a una delle zone meglio conservate dell’Artico a cavallo tra Canada e Groenlandia, e ha l’obiettivo di tutelare l’area per il benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche, costituendo un rifugio sicuro.  In Groenlandia il WWF è impegnato anche per rendere i villaggi abitati meno attraenti per gli orsi, che vengono qui attirati soprattutto dal cibo, lavorando su ricerca e sviluppo di tecniche di prevenzione e di dissuasione. Alla sperimentazione di queste tecniche, poi, si aggiunge la necessaria comunicazione alle popolazioni locali sui corretti comportamenti da tenere in aree frequentate da orsi.

Occorre lavorare su tutti questi fronti per dare un futuro al più grande carnivoro terrestre del Pianeta.

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