Secondo un rapporto pubblicato oggi e sostenuto da 28 organizzazioni della società civile, tra cui il WWF Italia, l’Unione Europea deve accelerare l’abbandono della produzione di acciaio basata sul carbone per garantire la competitività industriale e il futuro di oltre due milioni di lavoratori del settore. Lo studio, intitolato The State of the European Steel Transition, evidenzia come il comparto siderurgico europeo si trovi a un bivio cruciale, ma con “un chiaro percorso verso l’acciaio verde”.
Un anno decisivo
Il 2025 si profila come un anno decisivo per definire politiche in grado di guidare questa transizione. La pubblicazione del rapporto coincide con il lancio del Steel and Metals Action Plan (SMAP) da parte della Commissione Europea, un piano che punta a rendere commercialmente sostenibile la produzione di acciaio pulito. Tuttavia, il piano europeo è stato redatto senza il contributo di ONG ambientaliste, lasciando spazio a un’influenza sbilanciata dell’industria legata ai combustibili fossili. Le politiche europee dovranno puntare sull’eliminazione graduale della produzione siderurgica basata sui combustibili fossili, sull’espansione dell’uso dell’idrogeno verde e di tecnologie alimentate da energia rinnovabile, sul rafforzamento della circolarità e sulla tutela sociale dei lavoratori nel passaggio all’acciaio verde.
Più acciaio verde, più posti lavoro
L’Europa vanta attualmente un ruolo di leadership nelle innovazioni per un acciaio a emissioni quasi nulle, ma la concorrenza da parte di Cina e della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) si fa sempre più agguerrita. “Investire oggi nelle tecnologie per l’acciaio verde significa assicurare posti di lavoro, rafforzare la resilienza della filiera industriale e consolidare il primato europeo nella produzione di ferro ridotto con idrogeno e acciaio da forni elettrici ad arco”, si legge nel rapporto. Otto raccomandazioni per un settore più pulito.
Otto raccomandazioni
Il report propone otto raccomandazioni chiave per ridurre l’impatto ambientale del settore siderurgico, responsabile del 5% delle emissioni totali di CO2 dell’UE. La priorità assoluta è vietare il rilascio di nuove autorizzazioni e investimenti per altiforni a carbone già esistenti o di nuova costruzione. La Commissione Europea deve inoltre imporre piani di trasformazione “tempestivi, ambiziosi e trasparenti” per gli impianti già operativi, garantendo al contempo che i nuovi progetti basati sull’idrogeno verde procedano secondo i tempi previsti.
In gioco la competitività industriale
“Il futuro della competitività industriale europea dipende dalla decarbonizzazione rapida, da investimenti mirati e dalla crescita delle tecnologie verdi. Non possiamo permettere che i grandi inquinatori, come il settore siderurgico, continuino con il business as usual. Nel 2023, l’industria dell’acciaio ha ricevuto 11,3 miliardi di euro in permessi gratuiti di emissione, un costo scaricato sulla società anziché sulle aziende”, ha dichiarato Camille Maury, Senior Policy Officer per la decarbonizzazione industriale del WWF EU.
I fondi pubblici devono essere utilizzati per soluzioni concrete
Per Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia di WWF Italia: “L’industria pesante, incluso il settore siderurgico, è un pilastro dell’economia europea, garantendo occupazione e materiali essenziali, ma a un prezzo elevato per il clima e la salute pubblica. Per ridurre questo impatto saranno necessari ingenti investimenti nella decarbonizzazione. Tuttavia, chi beneficia di fondi pubblici deve impegnarsi a utilizzarli per soluzioni concrete e coerenti verso l’industria a carbonio zero, a minimizzare l’impatto ambientale e per la salute e a garantire posti di lavoro di qualità durante la transizione verso un’economia più verde”.