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La decarbonizzazione può generare quasi un milione e mezzo di posti di lavoro

Il settore delle rinnovabili, considerando il ciclo di vita di 25 anni degli impianti, genererà complessivamente 1.305.066 unità di lavoro per l'economia italiana

L’obiettivo di una completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035 non solo è possibile, ma è anche vantaggioso per l’economia del Paese.   Lo conferma il “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”. Il Report, presentato oggi e curato da Fondazione Ecosistemi per conto di WWF Italia, è uno studio approfondito che stima gli effetti positivi che una piena decarbonizzazione del sistema elettrico italiano avrebbe sull’economia e sull’occupazione del Paese. Lo studio si basa su due precedenti documenti elaborati da ECCO e Artelys: “Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035” e “Development of a transition pathway towards a close to net-zero electricity sector in Italy by 2035”, rapporti commissionati dalle associazioni ambientaliste. 

Nel rapporto presentato oggi sono state considerate otto filiere produttive (reti con linee aeree, reti con linee sottomarine, solare fotovoltaico a terra, solare fotovoltaico su tetto, eolico onshore, eolico offshore, biomasse, idroelettrico), distinte in due differenti aree (impianti rinnovabili e reti), indagando le loro principali fasi del ciclo di vita: costruzione, installazione, manutenzione. Il decommissioning viene trattato a parte perché non per tutte le filiere considerate esistono dati e questo ovviamente porta ad una sottostima dell’occupazione complessiva che si potrebbe avere nel pieno processo di decarbonizzazione del sistema elettrico.  

Un’opportunità straordinaria

Lo studio evidenzia come il settore delle fonti di energia rinnovabili rappresenti un’opportunità straordinaria per l’economia italiana. Si stima infatti che gli investimenti necessari per la realizzazione degli impianti rinnovabili ammontino a 161,2 miliardi di euro, con un costo di gestione attualizzato fino al 2035 di circa 27,5 miliardi. I vantaggi economici diretti, indiretti e indotti, che restano in Italia, ammontano a 350,6 miliardi di euro, distribuiti tra vari settori economici: 140,6 miliardi per la manifattura, 116,6 miliardi per l’edilizia, 35,4 miliardi per i servizi e le professioni, e 93,4 miliardi per altre attività economiche.  

In totale, quasi il 90% di queste opportunità occupazionali resterà in Italia, con 93.273 ULA locali contro 10.939 ULA all’estero. Il settore delle FER, considerando il ciclo di vita di 25 anni degli impianti, genererà complessivamente 1.305.066 unità di lavoro, con circa 1.119.753 unità nelle attività di gestione (di cui 1.069.250 unità localizzate in Italia). 

Per quanto riguarda le reti si stimano investimenti pari a circa 31 miliardi di euro e costi di gestione di circa 3,7 MLD di €. Gli impatti economici diretti, indiretti e indotti che restano in Italia ammontano a 48,6 miliardi: la distribuzione di questi impatti ricadrà per 19 miliardi su redditi e investimenti delle attività manifatturiere, 18,5 sull’edilizia, 5,8 miliardi su servizi e professioni, 11,2 miliardi sul resto delle attività.

In termini occupazionali, complessivamente in modo molto prudenziale si possono stimare al 2035 circa 12.094 ULA localizzate in Italia e 1.422 all’estero. La stragrande maggioranza di tale occupazione (10.602 ULA) sarà concentrata nella fase di installazione (tutta in Italia).  È stata poi anche fatta la stima degli impatti occupazionali durante l’intero ciclo di vita delle reti (considerato di 50 anni) che ammonterebbe a 57.079 unità, con circa 44.452 unità nelle attività fase di gestione (esercizio e manutenzione), di cui l’82% circa in Italia. 

Questo studio dimostra in modo chiaro che una transizione energetica ben pianificata e attuata non è solo una necessità per contrastare il cambiamento climatico, ma è anche un’opportunità per l’Italia di rafforzare la propria economia e creare migliaia di posti di lavoro

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

Secondo Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi, “il Rapporto dimostra, con un approccio prudenziale, che il contributo delle Fonti Energetiche Rinnovabili è fondamentale, non solo per mitigare le emissioni di gas serra, ma anche per creare occupazione e buona economia, nel breve e nel lungo periodo”. 

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