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La COP16 parte, ma l'Italia non è pronta per gli obiettivi 2030

Pesano i ritardi sulla Strategia Nazionale per la Biodiversità e la richiesta di rinviare l'applicazione del Regolamento europeo anti-deforestazione

Da oggi la natura torna al centro della diplomazia ambientale internazionale, ma l’Italia è tutt’altro che pronta a fare una bella figura. A Cali, in Colombia, i Capi di Stato e di Governo e i Ministri di oltre 190 Paesi, insieme a scienziati e rappresentanti della società civile, si riuniranno per fare il punto sull’attuazione del Quadro Globale per la Biodiversità (GBF), adottato a Montreal nel dicembre del 2022 nel quadro della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica. A Cali si dovrà passare dalle parole ai fatti (non a caso è definita la “COP dell’implementazione”): un momento cruciale per valutare l’impegno degli Stati nel tradurre in piani e azioni concrete i 23 target globali del GBF indirizzati a fermare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030.

A fronte del catastrofico calo del 73% della dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici in soli 50 anni (1970-2020), registrato dall’ultima edizione appena presentata del Living Planet Report del WWF, è necessario che gli Stati parte della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica adottino impegni concreti per raggiungere gli obiettivi chiave del GBF. Il WWF chiede che i governi definiscano e implementino Strategie e Piani di attuazione nazionali per la biodiversità (NBSAPs) impegnando risorse finanziarie adeguate alla loro attuazione.

La natura italiana è ancora poco protetta

Ad oggi solo 28 Paesi, inclusa l’Unione europea e 9 Stati Membri, tra cui l’Italia, hanno aggiornato le loro NBSAPs. La Strategia Nazionale per la Biodiversità italiana, pur risultando sulla carta sufficientemente allineata ai 23 target del GBF e con l’obiettivo di proteggere il 30% delle aree marine e terrestri entro il 2030 (target 3), manca ancora di un Piano di implementazione che sia adeguatamente finanziato affinché le ambizioni della Strategia possano tradursi in azioni concrete e incisive. In Italia la superficie terrestre protetta si ferma al 21,68% dell’intero territorio nazionale: in soli 5 anni il nostro Paese dovrebbe creare la metà delle aree protette terrestri che ha creato in oltre 100 anni da quando nacquero i primi due parchi nazionali italiani, Parco Nazionale del Gran Paradiso e Parco Nazionale d’Abruzzo. E per il mare va ancora peggio perché solo l’11,62% della superficie marina italiana è protetta.

Le soluzioni da non rimandare

La possibile posticipazione di 12 mesi del Regolamento europeo anti-deforestazione (EUDR), sostenuta con forza dal Governo italiano e sulla quale il Parlamento europeo si esprimerà nelle prossime settimane, provocherebbe un grave ostacolo per il raggiungimento di almeno 3 target fondamentali del GBF: promuovere una gestione sostenibile delle aree agricole e forestali (target 10); incoraggiare un maggior impegno delle imprese nel trasformare le loro catene di approvvigionamento, minimizzando il loro impatto sulla biodiversità (target 15); sostenere la riduzione dell’impronta globale, entro il 2030, attraverso scelte di consumo sostenibili (target 16).

Per raggiungere gli obiettivi al 2030 del GBF, sarà inoltre fondamentale dare attuazione al Regolamento sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), un traguardo fondamentale per  raggiungere  gli obiettivi di ripristino (target 2) e di resilienza climatica (target 8 e 11) del GBF, attraverso la definizione entro i prossimi 2 anni di un Piano nazionale che veda coinvolte tutte le parti interessate.

“Fare pace con la Natura”

Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali di WWF Italia, afferma: “Alla COP16 di Cali il mondo tornerà finalmente a parlare di natura e di tutela della biodiversità. Confidiamo che questo importante appuntamento possa mobilitare governi, imprese e persone verso una maggiore consapevolezza della centralità che l’ambiente ha nelle nostre vite. Troppe sono le esitazioni e i passi indietro, in Italia e in Europa, sulla tutela della biodiversità, mettendo in seria discussione il raggiungimento dell’obiettivo globale di fermare e invertire il declino di biodiversità entro il 2030. La posticipazione di 12 mesi del Regolamento europeo anti-deforestazione, all’esame del Parlamento europeo nelle prossime settimane, rappresenterebbe un atto gravissimo che minerebbe l’implementazione del Quadro Globale della Biodiversità, ma soprattutto la salute delle nostre foreste e del Pianeta, e di conseguenza quella di tutti noi. Ci uniamo all’appello “Fare pace con la Natura” della Presidenza Colombiana della COP16 affinché si generi una mobilitazione globale per rispettare e proteggere la vita sul pianeta e ritrovare una connessione positiva con la Madre Terra”.

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