Pesca e turismo. Due mondi che finora non hanno trovato facilmente dei punti d’incontro, si trovano finalmente a condividere uno stesso spazio creando così qualcosa di innovativo. Spazio in cui uomini e donne ritrovano una dimensione in cui poter connettere le proprie radici culturali ad un futuro fatto di innovazione e sostenibilità. E’ qui che la piccola pesca diventa uno strumento per avvicinare il pubblico all’ecologia del mare.
L’evento del WWF in Sardegna
Se la pesca è di per sé un mestiere di squadra, il pescaturismo lo è ancora di più. E questo incontro organizzato da WWF a Porto Torres (Sardegna) dal 13 al 15 Aprile ce l’ha dimostrato. È “storia di famiglia”, “famiglia di pescatori”, “azienda di famiglia”. Funge da collante familiare, rinsalda le coppie, permettendo loro di lavorare insieme tirando fuori il meglio da ogni membro della famiglia. La famiglia è al cuore di questa visita di scambio in cui 20 pescatori provenienti da quattro località italiane si sono incontrati. “Senza squadra non si può fare. Senza le donne non si può fare”, sottolinea giustamente Gianni Colelli, pescatore di Porto Cesareo (Puglia) che è arrivato insieme alla moglie, al figlio e alla nuora.
Ci si trova la mattina al porto, ci si saluta, ci si presenta e immediatamente inizia lo scambio tra il gruppo. C’è chi è arrivato dal sud della Sardegna e chi invece ha fatto un lungo viaggio venendo dalla Puglia o dalla Sicilia. Alcuni fanno già pescaturismo, mentre altri vogliono iniziare. Ma tutti sono arrivati a Porto Torres per imparare dall’esperienza di una delle comunità pioniere del pescaturismo nel Mediterraneo.
A Porto Torres, 24 barche hanno l’autorizzazione per proporre escursioni di pescaturismo all’interno del Parco dell’Asinara. Ed è qui che Davide, Silvia, Matteo e Gavino si sono prestati a farci da guide e introdurci ad un’attività che praticano in coppia o in famiglia.
Loro hanno fatto la scelta di fare il pescaturismo e raccontare così la storia dell’isola. Silvia ha studiato alle Belle Arti. Matteo sta facendo la tesi in archeologia. Ciononostante entrambi hanno deciso di ritornare ai loro paesi d’origine, vicino a Davide e Gavino, rispettivamente il marito e il fratello, per lanciarsi nell’attività del pescaturismo. “Amiamo il nostro territorio.” dice Matteo con fervore, seguito dal fratello Gavino con cui lavora da 5 anni “Vogliamo che la gente si senta a casa propria. Amiamo il nostro lavoro e vogliamo trasmettere questo amore”. Chi decide di fare pescaturismo, diventa un anello fondamentale di congiunzione tra mare e terra, affermando e dando valore alla figura del pescatore. Qui il pescatore mette a disposizione le sue conoscenze, tradizioni e pratiche, e insegna il rispetto per il mare e le specie che vi vivono. Qual miglior messaggero di chi vive, ama e respira il mare ogni giorno?
Oltre a questo, il pescaturismo permette di compensare la variabilità della pesca e di partecipare ad una migliore gestione delle risorse ittiche. Nella Riserva Naturale delle Bocche di Bonifacio in Corsica, ad esempio, per due anni è stato effettuato uno studio di monitoraggio a bordo di una nave appositamente progettata per il pescaturismo sostenibile che ha mostrato una diminuzione dello sforzo di pesca del 15% (circa una tonnellata di pesce non catturato).
Trasformare il pescatore
Il pescaturismo è un’attività imprenditoriale a 360°: si devono gestire gli aspetti burocratici, definire la proposta turistica, fare marketing, seguire la parte commerciale, la contabilità e la definizione dei prezzari. I partecipanti ci mostrano dai loro telefoni le recensioni che ricevono dai turisti su Google o TripAdvisor e come le loro attività sono proposte e promosse su Facebook e Instagram. La fierezza è palpabile. “E tu come hai fatto a creare il tuo sito internet?” Parlano di parole-chiave, Google business, Community Management e volantinaggio. In un istante ci dimentichiamo che non è il loro mestiere “di base”. Stefania Melidoro aveva un negozio di stampa prima di unirsi al marito in questa avventura alcuni anni fa. Nonostante vengano “dalla terra” oggi imbarcano a bordo turisti e organizzano cene romantiche a bordo del Faber, la loro barca. E che dire di Fabio Cadelano, pescatore e musicista nemmeno trentenne, che si sta organizzando per offrire sessioni di percussioni sulla sua barca! Da strumento di pesca, la barca si trasforma in luogo di incontro. In questo il pescaturismo è una finestra sul futuro della pesca. Un futuro in cui possano nascere nuove vocazioni e la voglia di riconversione. Carla, farmacista di professione, è sempre stata lontana anni luce dal mondo della pesca, ma ha accompagnato il compagno, Stefano Atzei, pescatore di Cabras. Chiudendo la due giorni di incontro ci dice: “Sono seriamente intenzionata a collaborare con il mio compagno per portare avanti questo progetto. Sicuramente ci proverò.” Uno scroscio di applausi e una carica di entusiasmo che la accompagneranno fino a casa sua, a chilometri da qui.
Creare delle vocazioni
Purtroppo manca una scuola per formare chi voglia fare il pescatore. Le condizioni di lavoro, la mancanza di entrate regolari unite alle minacce esterne (decenni di progressivo degrado degli ecosistemi marini acuiti dalle ripercussioni del cambiamento climatico, l’inquinamento e la crescente competizione con altre attività marittime) sono forti elementi di dissuasione per una nuova generazione di pescatori che fatica ad installarsi o a continuare l’attività di famiglia. “Se non c’è rigenerazione, il settore della pesca è destinato a morire” concordano rassegnati i partecipanti. Stefano ci racconta con gli occhi che luccicano: “Quando avevo 15 anni, ho iniziato a fare il pescatore. Per me era un sogno. Era la cosa più bella che potevo fare.”
Il pescaturismo può aiutare a stimolare l’interesse dei giovani per le comunità costiere, rendendo la professione del pescatore più attraente e meno onerosa. Educare i ragazzi delle comunità costiere e avvicinare i giovani al pescaturismo sostenibile potrà contribuire a proteggere e sviluppare il valore del patrimonio culturale e proteggere le risorse ittiche da cui tutte queste comunità, ma anche tutti noi, dipendiamo.
Pescaturismo: la soluzione magica?
Per WWF la riduzione dello sforzo di pesca è un aspetto cruciale: se i pescatori passano più tempo a bordo con i turisti, ne impiegano meno per le attività di pesca, riducendo conseguentemente la pressione sugli stock ittici e le risorse del nostro mare, già ampiamente sfruttate
Giulia Prato, Responsabile Mare WWF Italia
Non esiste un’unica soluzione magica alla crisi della pesca artigianale: è necessario agire su molti fronti per rendere sostenibile la pesca. E, da quello che abbiamo visto e capito in questi due giorni, l’attività di pescaturismo rappresenta una speranza. La speranza di non vedere una comunità intera del Mediterraneo scomparire quando i pescatori di oggi andranno in pensione, portando con sé un patrimonio di storia e saperi. E la speranza, che si realizza attraverso il pescaturismo, di condividere “l’esperienza di qualcuno che vive il mare come nessun altro” e di conoscere “in profondità” il mare nostrum facendo turismo sostenibile, per il benessere di tutti: pescatori, specie e ecosistemi.
WWF Italia e WWF Travel hanno sviluppato una collaborazione con gli attori locali della marineria di Porto Cesareo (Puglia) e dell’area del Sinis (Sardegna), già coinvolti nei processi di cogestione promossi nel progetto, creando veri e propri pacchetti turistici mirati a diffondere e rendere più accessibile la cultura del mare.