È una giornata ventosa sull’isola greca di Andros e il pescatore Dimitris Zannes sta lavorando alla sua barca, circondato da attrezzi e legname.
Il maltempo è sempre un buon momento per la manutenzione, per aggiustare ciò che è a bordo, per riparare gli attrezzi, ma a non è quello che Dimitris sta facendo oggi.
Con l’aiuto del figlio quattordicenne George, sta costruendo delle panche, sta assemblando una mini-cucina e sta installando una toilette sul retro della timoneria.
Cosa sta succedendo?
“La pesca è tutto per me, è l’aria che respiro, è un modo di pensare, un modo di vivere…”
Ma lo stile di vita di Dimitris è appeso a un filo. In tutto il Mediterraneo, per i pescatori artigianali è sempre più difficile guadagnarsi da vivere. Gran parte degli stock ittici del Mediterraneo sono sovrasfruttati e gli ecosistemi marini sono duramente colpiti da una serie di pressioni antropiche come dal cambiamento climatico e dell’inquinamento da plastica. Il futuro di questa antica tradizione è incerto. In risposta, Dimitris ha deciso di sperimentare qualcosa di nuovo: il pescaturismo. Per favorire l’imbarco di passeggeri, ha apportato delle modifiche alla sua barca. “Non possiamo prenderci in giro”, dice. “Questa è la nostra ultima possibilità di rimanere a contatto con il mare”.
Il lavoro del WWF con i pescatori artigianali
Il WWF sta lavorando per supportare pescatori artigianali come Dimitris a trovare alternative sostenibili di lavoro in mare. È assolutamente necessario diversificare le fonti di reddito dei pescatori della piccola pesca, e promuovere nuovi modelli di lavoro che incrementino le entrate economiche e contribuiscano a ripristinare lo status di salute degli stock ittici.
Il pescaturismo è sicuramente una delle vie più promettenti per la piccola pesca del Mediterraneo.
L’idea alla base è semplice: i pescatori artigianali portano sulle loro barche passeggeri che hanno acquistato escursioni giornaliere per mostrare loro come si pesca, per sensibilizzare sulla biodiversità marina, per diffondere il patrimonio culturale legato alla piccola pesca, per servire pesce fresco cucinato al momento e – obiettivo fondamentale – per condividere l’amore per il mare e far vivere un’esperienza indimenticabile.
I pescatori trovano così una fonte alternativa di reddito sicuro (le tariffe variano da 40 a 150 euro a persona), e riducono il loro sforzo di pesca complessivo sugli stock ittici, pescando solo il pesce sufficiente a soddisfare il bisogno giornaliero dei passeggeri.
“È quella che noi chiamiamo un win-win”, dice Dimitris. Tutti ne trarranno beneficio”.
Il pescaturismo, tuttavia, è ancora un’attività relativamente nuova nel Mediterraneo e si trova in stadi diversi di sviluppo nelle varie nazioni.
I pescatori artigianali già coinvolti nell’attività sono in effetti dei pionieri e compiono un passo coraggioso in una nuova direzione per la quale il successo potrebbe richiedere diversi anni. Supportare i pescatori nell’acquisizione di competenze imprenditoriali ed avvicinarli al settore turistico è un aspetto fondamentale, ed è qui che il WWF interviene proponendo workshop e training volti a fornire le conoscenze tecniche e le competenze tecnologiche e di marketing necessarie per gestire un’attività di successo.
Le procedure amministrative per ottenere i permessi necessari per il pescaturismo sono complesse e, naturalmente, è necessario un investimento iniziale per rendere l’imbarcazione conforme alle norme: per Dimitris, che esegue i lavori in autonomia per ridurre le spese, il costo per avviare l’operazione sarà di 4.000-5.000 euro.
Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e acquacoltura (FEAMPA) finanzia lo sviluppo sostenibile del settore, ma la richiesta per accedere ai finanziamenti non è semplice e consiste nel rimborso del lavoro svolto, da cui la necessità di un investimento iniziale.
Il WWF ha creato un fondo per fornire un capitale iniziale ai pescatori che vogliono passare al Pescaturismo e fornisce anche assistenza per le domande ai bandi FEAMPA.
Nel frattempo, sull’isola di Santorini, l’attività di pescaturismo di Anthi Arvaniti è già avviata; Anthi ha trovato una formula che funziona.
La sera prima di un’escursione, esce e prepara 1 km di reti e 14 nasse per i gamberi: si tratta di una quantità di attrezzi di gran lunga inferiore a quella utilizzata in una normale giornata di pesca, ma è sufficiente per il pescaturismo.
Cosa accade in una giornata a bordo
La giornata inizia con l’accoglienza degli ospiti a bordo dell’imbarcazione – solitamente sei/otto turisti – questi possono osservare i pescatori a lavoro, aiutarli a tirare le reti e a controllare le nasse.
È un’esperienza nuova per quasi tutti. I turisti sono interessati e colpiti dalla varietà di specie ittiche locali che vengono pescate. C’è sempre abbastanza cibo per il pranzo, poi Anthi porta gli ospiti a fare il bagno nelle acque limpide della spiaggia di Mesa Pigadia, uno dei suoi luoghi preferiti.
“Il pescaturismo è molto di più di una tipica esperienza commerciale. Non si tratta solo di un’attività che offre un giro in barca per guadagnare un po’ di soldi”, spiega Anthi. “Le persone provano un’esperienza di vita in questa barca. È qualcosa di bello per me e per le persone a bordo”.
E’ infatti questo il nocciolo della questione. La pesca non è solo un lavoro, è uno stile di vita – e un’esperienza di pescaturismo non è solo un giro in barca, ma un tuffo nel ricco patrimonio culturale, un modo unico per conoscere la diversità delle specie ittiche locali e le persone la cui identità e sopravvivenza dipende dal mare. I turisti hanno la possibilità di conoscere l’essenza unica delle comunità costiere, ognuna diversa dall’altra nonostante la comune connessione alle acque del Mediterraneo.
La maggiore sostenibilità delle attività di pesca è un punto di forza del modello del pescaturismo. Ogni barca da pesca che fa pescaturismo utilizza molto meno attrezzi in acqua in quanto i pescatori artigianali non hanno più bisogno di massimizzare i volumi di cattura.
Alcuni dati della Croazia mostrano che la lunghezza delle reti delle imbarcazioni che praticano il pescaturismo è diminuita da 2-3 km a 200-300 m, mentre il reddito aggiuntivo che ne deriva durante la stagione estiva permette di ridurre la pressione di pesca nel periodo autunnale ed invernale. Naturalmente questa riduzione della pressione di pesca è una felice notizia per gli stock ittici, che guadagnano tempo per riprendersi, ma è anche molto importante per i pescatori stessi: oltre ai vantaggi economici del pescaturismo, può portare a un miglioramento delle condizioni di lavoro a bordo, a minori disagi fisici e a un minor numero di ore trascorse in mare lontano da casa.
Come dice Christos Iliou, dell’isola di Kythnos, “Voglio preservare l’ambiente… alleggerire il mare dalle reti che usiamo… Se la cosa andrà bene, altri pescherecci si uniranno a noi. In questo modo il mare potrà respirare”.
Effettivamente, un’espansione su larga scala del pescaturismo nel Mediterraneo potrebbe fare una grande differenza per il settore della piccola pesca, sopra e sotto l’acqua.
Per questo motivo WWF ha lavorato a progetti pilota per i pescatori artigianali in Grecia, Italia e Croazia, per sostenere lo sviluppo del pescaturismo, sia per gli operatori autorizzati che non hanno ancora iniziato la loro attività, sia per quelli che sono all’inizio del loro percorso. Per ogni nuovo pescatore che inizia l’attività – o ogni nuovo cliente che acquista un biglietto per vivere questa esperienza di mare – il mercato diventa un po’ più grande e il futuro un po’ più luminoso.
5 storie di “pescatori in transizione”
Questa è la prima di una serie di 5 storie di “pescatori in transizione” che stanno lavorando con il WWF per sperimentare nuovi approcci alla sostenibilità della pesca che potrebbero essere estesi a tutto il Mediterraneo grazie all’attuazione del Piano d’azione regionale per la pesca su piccola scala entro il 2028.
Anche in Italia il WWF sta lavorando sulle attività di pescaturismo: WWF Italia e WWF Travel hanno sviluppato una collaborazione con gli attori locali della marineria di Porto Cesareo (Puglia) e dell’area del Sinis (Sardegna), già coinvolti nei processi di cogestione promossi nel progetto, creando veri e propri pacchetti turistici mirati a diffondere e rendere più accessibile la cultura del mare.
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