L’ABC DELLE ACQUE DOLCI
La quantità di acqua dolce sul Pianeta è appena il 3% e più della metà è immagazzinata nei ghiacciai. Nei fiumi e nei laghi resta solo lo 0,3% di acqua, una quantità piccolissima, e ancora meno se ne trova nell’atmosfera, che ne contiene lo 0,04%.
Nonostante le loro ridotte dimensioni, le zone umide sono tra gli habitat più ricchi di biodiversità. I sistemi idrologici come fiumi e laghi ospitano oltre il 10% di tutti gli animali conosciuti e circa il 50% di tutte le specie di pesci conosciute.
Le zone umide sono altamente produttive e per questo di vitale importanza per la pesca in moltissime aree del mondo. La loro conservazione e quella del ciclo idrologico sono essenziali per la difesa del suolo e per la lotta alla crisi di acqua potabile. Tuttavia risultano sempre più a rischio: circa 2/3 delle zone umide d’Europa sono scomparse negli ultimi 50 anni. Quelle che rimangono sono minacciate dall’inquinamento diffuso dell’agricoltura o dagli scarichi industriali e civili, che ne mettono a rischio la biodiversità.
La regimentazione e la canalizzazione dei fiumi, insieme all’inquinamento, hanno reso molti fiumi inospitali per le specie caratteristiche, anche nel nostro Paese. La lontra, il merlo acquaiolo e i pesci autoctoni sono sempre più minacciati dalla scomparsa di questi ecosistemi.
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
Le zone umide forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici, tra cui la regolazione dei cicli idrogeologici. Questi ultimi contribuiscono a regolare il clima, oltre che ad attenuare e prevenire fenomeni di eutrofizzazione delle acque, funzionando come “trappole per nutrienti” (l’eccessiva presenza di nutrienti rende infatti le acque dolci poco idonee alla vita). Sono anche estremamente importanti per la riproduzione dei pesci e di conseguenza per la pesca, essenziale per molte popolazioni locali. La biodiversità delle zone umide è infatti molto elevata e, oltre ai pesci, ospitano molte specie di uccelli, anfibi, rettili, invertebrati e piante acquatiche.
Le zone umide svolgono inoltre un ruolo fondamentale per la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Sono infine aree adatte alla fruizione e all’educazione ambientale, poiché consentono attività come il birdwatching e il turismo naturalistico.
LE MINACCE
Nel XX secolo, in molti paesi europei, è stata registrata una perdita di oltre il 50% della superficie originaria di zone umide. In Italia una recente indagine dell’ISPRA ha evidenziato come il 47,6% di questi ambienti sia in “cattivo” stato di conservazione, il 31,7% sia “inadeguato” e solo il 4,7% è in uno stato “favorevole”.
Le cause sono molteplici: lo sviluppo degli insediamenti urbani, l’agricoltura intensiva, l’inquinamento, le modificazioni del regime idrogeologico, l’introduzione di specie invasive e i cambiamenti climatici. Tutti questi elementi agiscono in sinergia e su scale diverse, causando effetti assai rilevanti, e spesso irreversibili, sugli ecosistemi. Le conseguenze sono evidenti su piante e animali legati agli ambienti acquatici, soprattutto gli anfibi e i pesci d’acqua dolce.
COSA FA IL WWF
Cerchiamo di cambiare il modo in cui l’acqua viene gestita sul Pianeta, ad esempio incoraggiando le nazioni che sfruttano lo stesso fiume a coordinare meglio l’uso della stessa risorsa idrica.
Lavoriamo inoltre nei principali bacini fluviali di tutto il mondo, sostenendo l’uso responsabile dell’acqua e delle infrastrutture, testando e implementando soluzioni innovative. Mettiamo in atto la nostra esperienza in materia di clima e idrologia, instaurando rapporti con tutti gli attori del settore pubblico e privato, partner scientifici e un’ampia rete globale per rafforzare la resilienza dei sistemi di acqua dolce.
Ci occupiamo anche della conservazione di specie chiave, come la lontra e i delfini di fiume. Integriamo la nostra azione con la gestione della problematica climatica che sta rendendo la risorsa acqua sempre più preziosa e scarsa in molte aree del Pianeta.
Infine, con le nostre oasi proteggiamo molte tra le zone umide più importanti d’Italia, dalle lagune dell’Alto Adriatico alla costa toscana, fino alla Sicilia.