L’ABC DELLA SPECIE
La lontra è strettamente legata ai corsi d’acqua come testimoniano i suoi adattamenti: il corpo allungato, la fitta pelliccia, le zampe palmate, le piccole orecchie e le narici che si chiudono quando si immerge. Le lunghe vibrisse le permettono di localizzare le prede anche nelle acque più torbide e di notte.
Si nutre principalmente di pesci come alborelle, cavedani, vaironi e anguille. La sua dieta è integrata anche da uccelli acquatici, piccoli mammiferi e granchi di fiume.
È un animale solitario, a parte durante il periodo della riproduzione. Vive tutto l’anno nel suo territorio costituito da un tratto di fiume e dalla vegetazione ripariale circostante che le assicura siti di rifugio e la disponibilità di prede.
La gestazione va dai 61 ai 74 giorni e i parti possono avvenire in tutte le stagioni, con la nascita di 1-3 piccoli.
Negli ultimi anni in Italia la lontra è ricomparsa anche in alcune Regioni settentrionali, tra cui Trentino (dall’Austria) e Friuli (dalla Slovenia) e nel Ticino (Lombardia).
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
Negli ultimi anni, per una maggiore conoscenza dell’areale della specie, un maggiore sforzo di ricerca, e probabilmente anche per una lenta ripresa, la lontra sembra essere in aumento sia come numero di individui, sia come area di distribuzione. Certamente non siamo più nella fase critica della fine degli anni ’80 quando la specie era ridotta a un centinaio di individui.
La lontra si riproduce in tane ricavate da buche lungo gli argini, cavità naturali tra le radici o vecchie tane abbandonate di volpi o tassi.
Durante tutto il XX secolo, la lontra è stata diffusamente cacciata per la sua pelliccia; oggi questa moda è ormai superata e la lontra appare giovarne, riconquistando alcune aree da dove era scomparsa.
LE MINACCE
In Italia, la conservazione della lontra è stata affrontata a partire dagli anni ’80 con l’organizzazione del “Gruppo Lontra” che condusse al primo censimento italiano. Successivamente, l’impegno si è concentrato nella salvaguardia dei siti più importanti con l’istituzione di alcune Oasi WWF.
Le minacce per questa specie sono oggi ben note e vanno dalla distruzione degli habitat fluviali, l’inquinamento da sostanze chimiche, scarichi urbani e industriali fino all’impoverimento della fauna ittica, risorsa fondamentale per questo carnivoro. Sfortunatamente, ogni anno diversi esemplari di lontra finiscono investiti lungo le strade durante i loro spostamenti notturni. Non mancano purtroppo anche atti di bracconaggio dovuti al conflitto con i pescatori e gli allevamenti ittici. Infine, per un animale così legato ai fiumi, nuclei riproduttivi così ridotti e isolati rappresentano sempre un fattore critico per la sopravvivenza a lungo termine.
COSA FA IL WWF
Come per molte altre specie, la conservazione della lontra può essere assicurata solo se si garantisce la tutela del suo habitat. Per questo, sin dagli anni ’80 abbiamo cercato di salvare i bacini fluviali come quello del fiume Sele in Campania, con le oasi di Persano, del Lago di Conza e delle Grotte del Bussento. La lontra vive anche nelle oasi WWF in altre Regioni italiane come nelle oasi del Lago di San Giuliano vicino Matera, del Bosco Pantano di Policoro in Basilicata e nella Riserva delle cascate del Rio Verde in Abruzzo.
Abbiamo realizzato il Centro Lontra a Penne, in Abruzzo, per raccontare, far conoscere e difendere questa meravigliosa specie in pericolo.
Nel 2011 abbiamo partecipato alla stesura del Piano d’azione nazionale per la conservazione della lontra, coordinato dal Ministero dell’Ambiente, finalizzato ad assicurare una reale protezione alle residue popolazioni di questo raro carnivoro, promuovendo azioni di tutela e ripristino della vegetazione ripariale, il controllo dell’inquinamento e la limitazione delle opere di regimentazione che alterano la struttura naturale dei corsi d’acqua. La “campagna fiumi” è una delle nostre azioni più costanti nel tempo, che ha caratterizzato i primi anni del nostro lavoro ed è ancora oggi al centro del programma di conservazione.