L’ABC DELLA SPECIE
L’orso polare presenta uno strato di grasso sottocutaneo spesso fino a 11 cm che ha lo scopo di tenerlo al caldo, specialmente durante le immersioni in acque gelide. I maschi adulti misurano mediamente, partendo dal naso fino alla punta della coda, dai 2 ai 2,5 metri e pesano tra i 400 e i 600 kg. Le dimensioni delle femmine sono molto più ridotte, infatti esse non superano la metà del peso dei maschi. Gli orsi polari sono animali prevalentemente solitari, ma non mancano occasioni di interazione con i propri simili, come durante il periodo riproduttivo dove rimangono in coppia per circa una settimana. I cuccioli, generalmente due, nascono dopo circa due mesi di gestazione ed hanno un peso di appena 600 grammi; dopo cinque mesi iniziano a mangiare cibo solido, ma non vengono completamente svezzati fino al compimento dei 2-3 anni di vita.
La loro dieta è costituita principalmente da carne di foca, in modo particolare foca degli anelli, sebbene si nutrano anche di altre specie come balene beluga, giovani esemplari di tricheco, piccoli mammiferi, pesci, uccelli marini e delle loro uova.
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
L’orso polare ha l’incredibile capacità di restare in acqua per lunghi periodi di tempo, può coprire grandi distanze a nuoto e raggiungere una velocità di circa 10 km/h, usando le enormi zampe anteriori come pagaie e quelle posteriori come timone per dare la direzione. Riesce a rimanere in apnea fino a 2 minuti e sfrutta questa abilità per tendere agguati alle sue prede direttamente sott’acqua.
L’orso polare mostra incredibili adattamenti alla difficile vita nell’Artico: la pelliccia appare color crema, ma i peli sono in realtà cavi e traslucidi così da permettere al calore del sole di penetrare fino alla radice, dove viene assorbito e riscalda la pelle scura. I cuscinetti delle zampe sono in parte ricoperti di pelo e anch’essi adattati a trattenere il calore.
LE MINACCE
Gli effetti dei cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la vita dell’animale simbolo dell’Artico. Non passa anno senza che venga registrato un nuovo record di temperatura e di massimo valore di ritiro dei ghiacciai. Ciò influisce sulla vita dell’orso polare cambiandone drasticamente le abitudini: con la diminuzione della banchisa gli orsi faticano a trovare cibo perché, pur essendo ottimi nuotatori, devono affrontare spostamenti sempre più lunghi e più frequenti in mare aperto. Inoltre, gli ecosistemi artici sono sempre più spesso interessati dalle attività di estrazione di minerali, petrolio e gas, oltre che dalle attività industriali e traffico marittimo che sono cause di incessante inquinamento.
COSA FA IL WWF
L’habitat dell’orso polare sta scomparendo giorno dopo giorno: salvare l’ecosistema dell’Artico è una delle sfide più difficili e impegnative che ci troviamo ad affrontare! La lotta ai cambiamenti climatici fa parte del nostro programma di conservazione sin dall’inizio degli anni ’90 con le campagne per la salvaguardia delle regioni artiche, le battaglie per l’utilizzo di energie rinnovabili e la partecipazione a dibattiti e decisioni politiche a livello nazionale ed internazionale.
Oggi gli obiettivi di riduzione del consumo di combustibili fossili e la mitigazione degli effetti del surriscaldamento del Pianeta sono finalmente nelle agende di quasi tutti i paesi del mondo, così come delle grandi organizzazioni internazionali. Possiamo essere soddisfatti? Sì, ma non basta. Il tempo stringe, occorre continuare a lavorare per la tutela delle specie e degli habitat minacciati e soprattutto per fronteggiare le cause che sono alla radice delle minacce stesse.
Nell’Artico da anni portiamo avanti progetti per la salvaguardia dell’orso polare: ci battiamo per difendere il suo habitat, come nel Mare di Barents, dove vi è un’altissima concentrazione di industrie estrattive; promuoviamo l’istituzione e la gestione di specifiche aree protette, come la Riserva dell’Isola di Vaigach, e, infine, sosteniamo la ricerca scientifica, come nelle Isole Svalbard, per promuovere misure di conservazione sempre più efficaci.